
E' un classico della pasticceria italiana: alzi la mano chi non lo abbia preparato o mangiato almeno una vota nella vita.
Il tiramisù nei miei ricordi è legato ad una gelateria di via Merulana a Roma e all'affetto infinito che mi legava a Marisa che non mancava mai di coccolarmi con una coppa di tiramisù preso da "Ornelli" ogni volta ( per fortuna spesso) che andavo a farle visita.
Era il suo modo di coinvolgermi nella sua golosa passione per questo dolce dalle origini controverse e combattute.
Un dolce relativamente giovane ma che, nonostante la sua giovane età, ha conquistato tutto il mondo in poco tempo.
Secondo fonti lette sul web, il dolce nasce a Treviso nel 1970 nel ristorante "le beccherie" e in seguito certificato dall'Accademia italiana della Cucina con atto notarile.
Qui, nelle mie pagine virtuali, propongo la versione classica con mascarpone e quella, un po' più leggera, con la ricotta e i biscotti pavesini sperando di non urtare gli integralisti delle ricette tradizionali della cucina italiana 😂.
Ingredienti pirofila 30x20
500 g. di mascarpone
200 g. di savoiardi
110 g. di zucchero
3 uova
60 g di acqua
caffè ☕ ( moka da 3 tazze) addolcito con 2 cucchiaini di zucchero
Cacao amaro per finire
Preparare in anticipo la moka e versare il caffè in una scodella.
Mescolare 60 g di acqua con 110 g di zucchero, portare su fuoco dolce fino a raggiungere 121°.
Separare tuorli da albumi : io monto gli albumi in planetaria e i tuorli in una ciotola con sbattitore elettrico. quando la montata sarà partita, unire metà sciroppo portato a 121° agli albumi a filo e metà ai tuorli sempre a filo con le fruste in movimento in entrambi i composti. montare entrambi con metà acqua e metà zucchero portati a 121°Mescolare con spatola e unire crema al mascarpone e albumi montati.
bagnare velocemente i savoiardi nel caffè ormai tiepido e disporre una fila di biscotti sul fondo della pirofila; coprire con metà della crema di mascarpone e uova.
Procedere con un secondo strato di savoiardi bagnati nel caffè.
Coprire con il resto della crema; livellare bene, cospargere con cacao amaro e riporre in frigorifero per almeno tre ore prima di gustare.
con ricotta e pavesini:
pirofila 20x10
400 g. di ricotta
2 uova
75 g. di zucchero
2 uova
4 pacchetti di pavesini
40 g. di acqua.
ridurre la ricotta a crema con le fruste.
unire tuorli e albumi preparati come per la versione con mascarpone con acqua e zucchero portati a 121°.
Comporre la pirofila come per la versione classica.
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Stagione di asparagi, li adoro. Questa volta è toccato ai gamberetti 🍤 sposarsi con gli ultimi asparagi della stagione per dare vita ad un risotto da leccarsi i baffi.

Per ora di bella stagione e primavera neanche l'ombra. Qui più che metà maggio sembra novembre tanto che mi viene facile la battuta"è uno splendido maggiembre" 😂
Però la natura fa il suo corso e sono ricomparsi in abbondanza i gamberetti bianchi che a me tanto danno soddisfazione in cucina.
Questa volta il gioco si è riversato sulla combinazione mare e monti che spesso mi piace abbinare.
Andiamo in cucina e prepariamo questo delizioso piatto che sa di estate che mai come quest'anno è tanto agognata dalla sottoscritta.
Ingredienti
280 g di cous cous
320 g di acqua ( per la cottura del cous cous)
200 g. di gamberetti 🍤
1 piccola melanzana 🍆
1 piccolo peperone rosso
1 zucchina
1 carota 🥕
1 gambo di sedano
sale e pepe qb
5 cucchiai di olio
In una larga padella, che possa contenere poi tutte le verdure, mettere quattro cucchiai di olio e i cubetti di sedano, carota e cipolla; far rosolare leggermente quindi unire un bicchiere di acqua e portare a cottura facendo evaporare tutto il liquido aggiunto.
Nel frattempo tagliare anche peperone, zucchina e melanzana a cubetti piuttosto piccoli, mettere i cubetti di melanzana in acqua fredda; quando le prime verdure saranno cotte e il liquido COMPLETAMENTE evaporato unire zucchine e peperone e dopo cinque minuti anche le melanzane strizzate.
Tra miei trascorsi viaggi nella nostra bella Europa c'è una vacanza che è rimasta nel cuore più delle altre. La mia vacanza in Portogallo a Lisbona. In questo diario virtuale ho raccontato qui e qui e ancora e ancora , se ne avete voglia vi invito a leggere i miei diari di viaggio.
In Portogallo c'è la cultura del baccalà, una leggenda narra che ce ne siano 365 ricette, una per ogni giorno dell'anno. Nel nostro soggiorno abbiamo avuto modo di degustarne alcune davvero spettacolari e tra queste una semplicissima e appagante, almeno per i miei gusti, è l'insalata di baccalà con i ceci; viene di solito servita come antipasto (tapas) ma può anche essere un piatto unico vista l'abbondanza delle loro porzioni.
Anni di distanza l'ho replicata nella mia cucina avvalendomi di alcune ricerche su internet, della mia memoria e delle foto scattate , sì sono una foodblogger fotografa ossessiva del cibo che consumo 😎.
Vi racconto la mia versione
Ingredienti
500 g di baccalà ammollato e con la pelle
200 g di ceci secchi
2 carote 🥕
1 gambo di sedano 🌿
1 foglia di alloro
4 uova 🥚 sode
4 piccole patate
limone 🍋
olio evo
prezzemolo
sale q b
Mettere a bagno la sera prima i ceci in acqua con un cucchiaino di bicarbonato e un cucchiaio di sale grosso. Al mattino sciacquarli e lessarli. Io li cuocio in pentola a pressione coprendo di acqua due dita sopra il loro livello e per 15 minuti dal fischio. Sale a fine cottura. Tenere da parte. Ovviamente per chi non è avvezzo a cuocere legumi si possono usare quelli in barattolo secondo me.
Lessare patate e carote, cuocere uova sode e tenere tutto da parte.
Tagliare il baccalà in tranci e asciugarlo tra fogli di carta casa per eliminare eccesso di acqua. mettere acqua in una pentola che non tocchi il cestello per cuocere a vapore oppure se avete la vaporiera sapete come fare. Insaporire acqua di cottura a vapore con una foglia di alloro, una piccola carota e un gambo di sedano, posizionare il cestello e adagiarvi il baccalà, coprire, la pentola, portare a bollore dolce e cuocere per venti minuti. Tenere al caldo
Assemblaggio superfacile
in un barattolo versare olio e succo di limone, chiudere e agitare bene a formare l'emulsione. Disporre nel piatto i ceci scolati della loro acqua, il baccalà, le verdure e l'uovo intero o diviso come meglio si preferisce, cospargere di prezzemolo tritato e generosa emulsione al limone.
Gustandolo a occhi chiusi mi son sentita ancora seduta al ristorante "anunciada" di Lisbona dove per ben due volte l'ho assaporato.

Chi mi legge sa bene che le mie passioni sono due: la cucina che vanta grande spazio tra queste pagine virtuali e i viaggi che mi portano alla scoperti di luoghi meravigliosi noti e meno noti.
L'anno è cominciato girovagando tra le terre poco conosciute della mia Puglia. Famosa per tante attrazioni rinomate e apprezzate lungo la costa adriatica e ionica. Ma ci sono luoghi incontaminati che conservano tradizioni e paesaggi che meritano di essere raccontati perchè in questi borghi la storia della cultura e l'amore per le proprie radici sta riportando in auge le loro bellezze grazie al lavoro di chi crede nelle potenzialità turistiche di questi gioielli dimenticati.
Tra questi vi racconto brevemente di PANNI, borgo in provincia di Foggia ( come tutte le piccole realtà che popolano in subappenino dauno).
Vi lascio alcuni cenni storici e le poche foto che ho potuto scattare per il poco tempo a disposizione.
Il subappennino dauno o più esattamente i Monti Dauni sono una propaggine appenninica che si estende nella parte nord della Puglia e abbraccia alcuni rilievi e numerosi deliziosi borghi che hanno conservato le caratteristiche antiche cedendo raramente alla espansione urbanistica che ne cancellerebbe la caratteristica che spesso li vede inseriti tra i borghi più belli del territorio pugliese.
A causa o meglio per merito della poca antropizzazione, in questi territori vengono salvaguardate numerose biodiversità e sono presenti varie zone di protezione della fauna e della flora. Tra i numerosi borghi che lo popolano c'è un piccolo paese sdraiato sul crinale di un colle detto Sario a 800 metri sul livello del mare che conta poco più di 700 abitanti. Panni, un piccolo gioiello che si sviluppa tra il monte Crispignano e la valle del Cervaro. In vetta al colle che accoglie il borgo svetta una torre denominata castello intorno alla quale circola la leggenda che narra dell'antica rivalità tra i borghi di Panni e Montaguto.
In realtà, secondo gli storici, la costruzione risalirebbe al cinquecento e rappresenta i resti di una torre di guardia costruita sotto la denominazione spagnola.
E' stata la coincidenza con il nostro insolito capodanno che abbiamo deciso di trascorrere in un paesino lì vicino alla ricerca di un po' di tranquillità che mi ha fatto ritornare a Panni dopo quasi trent'anni. E il paese di origine di zio Franco, marito di zia Teresa sorella di mamma. Quando lungo la strada del rientro ho scorto l'indicazione per Panni non abbiamo resistito e lo abbiamo raggiunto. Appena arrivati la più grande sorpresa è stato il "rumore" del silenzio, rotto solo a tratti dal trascorrere del vento tra le fronde degli alberi e lo stridere di qualche falco di passaggio mentre un deltaplano scivolava dolcemente sospinto dal vento favorevole che si forma nella vallata. Siamo stati accolti come parte di famiglia e portati a conoscere luoghi bellissimi naturali e punti di valore enogastronomico, storico e paesaggistico superlativi. Ringrazio per tutte le informazioni e raccomandazioni che mi hanno permesso di immergermi nuovamente in questi paesaggi pugliesi da togliere il fiato. E ringrazio il signor Tonino che ci ha fatto da cicerone facendoci ammirare Panni dall'alto avvicinandoci al monte Crispignano e osservare da lontano i percorsi che portano alla Madonna del Bosco risalente al XVII secolo.
Senza dimenticare di come ci abbia fatto apprezzare le bontà gastronomiche del posto, dai salumi, alla carne, al pane, alla focaccia con i ciccioli!! Bontà superlative!!
Dopo questa breve visita ben raccontata dal nostro improvvisato cicerone siamo stati accolti nella" locanda di Pan "con una vista mozzafiato sulla vallata e coccolati con le prelibatezze tipiche del luogo. In questo periodo invernale apre nei week-end ma con un giorno di anticipo non saprà dirvi di no neanche nei giorni feriali. Da provare, la simpatia dei gestori, il vino eccellente e le pietanze preparate con il rispetto delle tradizioni locali non vi deluderanno. Il mio consiglio alla fine di questo breve racconto è di potenziare la nostra attenzione verso tutti i borghi a noi vicini e apprezzare le bellezze dei nostri territori.
Per le mie ricette vi aspetto sulla pagina facebook legata al blog.

Un classico in casa mia, quando è tempo di spinaci, ovvero tutto l'inverno, ne preparo scorte che surgelo e uso al momento con sughi quasi sempre a base di funghi e carne.
Ho una predilezione particolare per i formati di pasta ripiena e più volte su queste pagine ho proposto diverse varianti di bontà nascosta in uno scrigno di pasta fresca.
La versione che propongo questa volta è il classico dei classici che merita di essere narrato.
Questo lavoro mi accompagna solitamente nelle giornate grigie e uggiose come questa che mi fa compagnia in questo momento. E' in queste giornate che il piacere di restare rintanata in cucina ha il sopravvento sulla mia voglia di aria aperta e quindi srotolo la fantasia a preparare porzioni succulente che accompagneranno la convivialità dei giorni di festa. Sì perchè da quando ho scoperto che il freezer è mio amico anche con la pasta fresca, questa spesso staziona nei cassetti del congelatore in attesa di essere tuffata in acqua bollente salata e condita a piacimento.
300 g di semola rimacinata
3 uova ( 60 g ciascuno)
per il ripieno:
300 g di spinaci (peso netto)
300 g di ricotta vaccina ben asciutta
1 albume d'uovo
un pizzico di noce moscata
3 cucchiai rasi di parmigiano grattugiato
sale e pepe qb
Prepariamo la sfoglia fresca: io per comodità impasto tutto nel bimby o nella planetaria ma anche nella macchina del pane unendo tutti gli ingredienti e impastando fino a giusta consistenza ma ovviamente si può fare a mano formando una fontana sulla spianatoia e unendo le uova leggermente sbattute.
dopo aver formato una palla con l'impasto, avvolgere in pellicola e lasciarlo riposare per quindici minuti almeno per far sì che il glutine si distenda e renda facile la stesura della sfoglia.
Con la macchinetta della pasta stendere la sfoglia e ricavare delle strisce su cui, con un sac a poche o un cucchiaino distribuiremo mucchietti del ripieno. Ricoprire con altra sfoglia e ritagliare i 🥟 ravioli adagiandoli su un piano infarinato. terminato il lavoro si può aspettare il momento di cuocere oppure, se ci saremo anticipato il lavoro, distribuire su un vassoio ricoperto di carta forno, chiudere in una busta e surgelare. Quando andremo a cuocere verseremo in acqua bollente salata direttamente dal freezer.
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Risotto all'acqua di triglia. Come mi sia venuto di dare questo nome a un piatto semplice e gustoso non lo so neanche io! Così all'improvviso guardando il brodo preparato per cuocere il riso che non è un fumetto di pesce ma un veloce preparato con le lische e le teste dei pesci insaporito con qualche foglia di sedano e una fetta di cipolla il tutto cotto per quindici minuti.
Ma la cosa che più mi sta a cuore è raccontare come sia nata la ricetta 💖.
Vi ho raccontato tante volte come spesso col mio capitano del cuore ci rechiamo sulla banchina del porto di Trani dove i pescatori, approdati dopo una uscita in mare con le reti, ci regalano una infinità di pesci e crostacei, vera gioia per gli occhi e il palato!
Questo è il periodo principe per triglie seppie e gamberetti. Le prime hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli che ti fanno sognare prelibatezze profumate e gustosissime.
Di solito nella mia cucina vengono coniugate arrosto, al cartoccio, alla livornese.
Eravamo andati sulla banchina l'altra sera e io avevo in mente un bel fritto di paranza ma una volta arrivati al banchetto del nostro pescatore di fiducia che ben conosce i gusti del marito gli mostra un "telaio" ( così chiamano le cassettine basse dove ripongono il pescato) di triglie fuori misura :" queste sono quelle che piacciono a voi!" Addio! 😂 niente fritto di paranza e torniamo a casa col bottino di triglie e calamari.
Verso il ritorno la mente golosa del capitano mi propone "un risotto con triglie sfilettate e scottate velocemente in padella che ne pensi?" e io "sarà fatto!"
La cena vede protagoniste parte del bottino cotto arrosto e già elaboro come mettere in cantiere il risotto senza sopraffare il sapore delicatissimo della triglia.
E' stato semplice anche sfilettare il pesce, semplice mettere su il brodo di cottura, semplice portare a termine il piatto. E, come spesso accade quando sono soddisfatta del risultato, metto sulle pagine virtuali del mio ricettario l'esecuzione.
Ingredienti
per il brodo:
lische e teste delle triglie 🐟
700 g ca di acqua
2 cucchiai di olio
uno spicchio di cipolla
qualche foglia di sedano 🌿
sale qb
per il risotto
300 g di riso carnaroli o arborio
4 cucchiai di olio
mezza cipolla bianca
sale e pepe qb
una noce di burro per mantecare
prezzemolo per finire
Decapitare le triglie, sfilettarle eliminando spine residue e tenere da parte tutti gli scarti.
Preparare il brodo con acqua sedano e cipolla sminuzzati, unire il sale, al bollore versare tutti gli scarti del pesce, cuocere per quindici minuti e tenere da parte.
In una larga padella che contenga il risotto ( io uso una casseruola di acciaio a fondo spesso alta 15 cm) tritare mezza cipolla e stufare con 4 cucchiai di olio. unire il riso e farlo tostare senza che prenda colore ma diventi traslucido. Cominciare a cuocere il risotto unendo il liquido preparato in precedenza con gli scarti del pesce debitamente filtrato. Quando il risotto sarà a pochi minuti dalla cottura scottare i filetti di triglia in una padella antiaderente. Mantecare il risotto con una noce di burro, regolare di pepe e sale, impiattare, guarnire con filetto di triglia e prezzemolo tritato.
Delicatissimo e buonissimo!! 😋
Da ripetere con qualsivoglia tipo di pesce
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Lessare le patate con tutta la buccia, una volta cotte schiacciarle ancora calde (io uso lo schiacciapatate e non le sbuccio, la buccia rimane integra nello strumento). Versarle sulla spianatoia e allargare la purea per facilitarne il raffreddamento.
Nel frattempo sbucciare la zucca e ridurla a tocchetti, in una padella versare 4 cucchiai di olio e la cipolla finemente affettata. Farla stufare a fuoco dolce e quando sarà diventata trasparente ( attenti a non bruciarla) unire la zucca e il rosmarino. Mescolare, unire mezzo bicchiere di acqua e portare a cottura. Eliminare il rosmarino. Il composto dovrà risultare poco liquido.
Con il frullatore ad immersione ridurre in purea e tenere da parte.
Eliminare il budello della salsiccia e ridurre in briciole. Rosolare in padella con due cucchiai di olio, sfumare con il vino bianco e cuocere fino ad eliminare la parte alcolica del vino, tenere da parte.
E' tempo di passare agli gnocchi: cospargere il piano di farina, unire il purè di patate, fare la fontana e aggiungere l'uovo leggermente sbattuto, cominciare a impastare aggiungendo via via la farina necessaria ad avere un impasto morbido ma deciso, non lavorare troppo altrimenti gli gnocchi risulteranno gommosi.
formare dei rotolini spessi un dito e tagliare a tocchetti; ora si può optare nella scelta se lasciare a tocchetti o con l'apposito attrezzo pigiare delicatamente ogni tocchetto a formare una fossetta da un lato e la classica rigatura dall'altro; mamma non aveva l'attrezzo e li pigiava su una grattugia rovesciata, potete fare anche voi così se non avete la tavoletta.
Man mano che gli gnocchi son pronti disporre su un vassoio coperto con un tovagliolo e cosparso di semola rimacinata.
E' tutto pronto, non ci resta che mettere sul fuoco l'acqua salata per cuocere gli gnocchi. versarli nell'acqua a bollore e appena salgono a galla scolarli con la schiumarola e unirli alla vellutata di zucca con buona parte della salsiccia sbriciolata, una manciata di parmigiano, mantecare dolcemente e servire con briciole di salsiccia a decorare il piatto.
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Come di consueto, almeno una volta a settimana si prepara un buon risotto in cucina mordiefuggi.
Mi piace a volte giocare con gli aromi e gli ingredienti, spesso rimango invece sul classico.
Questa volta un abbinamento mare e monti, profumi che si intrecciano e donano un gusto sopraffino .I gamberi bianchi sono spessissimo presenti nella mia cucina, abbondano in questo periodo, tra poco non si troveranno più e per questo motivo insieme ai funghi ho voluto salutarli in questo risotto dal sapore ancora un po' invernale.

Alzi la mano chi non ama il baccalà! Sì lo so ce ne sono tantissimi 😂 ma la mai è stata una domanda retorica e provocatoria 😃.
Qui da me è re indiscusso nelle sue numerose declinazioni.
Complice una giornata in giro per la mia meravigliosa terra, la puglia, ho avuto il piacere e la piacevole sorpresa di gustare questa buonissima proposta.
Come è mia ovvia consuetudine, quando un cibo mi conquista, non ho potuto sottrarmi alla prova in cucina annaferna 😋.
Prova superata a pieni voti ed eccola qui lanciata in etere, ve la lascio prima che esploda il caldo e il baccalà scompaia dalla maggior parte dei banchi pesce. Ovviamente per me non ha stagioni, è il benvenuto anche ad agosto 😃
Ingredienti
500 g di baccalà ammollato
poca farina
4 patate medie
20 g di uvetta sultanina ( indispensabile)
1 cipolla bianca
4 + 4 cucchiai di olio
sale se necessario
20 g di pinoli ( facoltativo)
pepe qb
Tagliare le patate sbucciate in tocchi non troppo piccoli, spellare il baccalà e dividerlo in pezzi più o meno grandi il doppio dei tocchi di patate.
In padella affettare molto finemente una cipolla e farla appassire dolcemente con 4 cucchiai di olio senza farla dorare
A parte in una seconda padella far rosolare in 4 cucchiai di olio i tocchetti di baccalà leggermente infarinati; cacceranno via acqua, continuare la cottura finché questa sarà completamente evaporata. Farli rosolare leggermente rigirandoli molto delicatamente.
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Gli asparagi!!! che passione! Forse li amo così tanto perchè sono come l'arcobaleno durano poco e nel breve periodo che ci fanno compagnia cerco di consumarne tanti ma tanti; Li adoro anche solo bolliti, senza nessun altro condimento che il loro sapore e la loro dolcezza!
Asparagus officinalis, si ritiene abbia origine nel bacino tra Tigri e Eufrate ma attualmente è diffusissimo nelle nostre zone dove viene coltivato con ottimi risultati. E una pianta erbacea perenne con fusti alti e ramificati; i giovani germogli o polloni ( denominati turioni) costituisco gli asparagi, un alimento molto ricercato; ci sono diverse varietà che si contraddistinguono dal colore che prende il germoglio. Tra le varietà coltivate in Italia ricordiamo nobile asparago bianco di Verona, asparago violetto di Albenga, e il più comune asparago verde di Altedo.
Bene abbandoniamo ora il mondo di Quark 😃 e torniamo a noi.
Se volete alcune ricette appetitose vi raccomando il risotto agli asparagi selvatici e anche le mezze maniche con rana pescatrice un primo di grande effetto e bontà, ma se cercate sul blog all'etichetta "asparagi" potrete spaziare tra numerose proposte.
Oggi ho deciso di declinare un bellissimo mazzo di asparagi nel verbo delle lasagne, cosa dire? meravigliose!!
Ingredienti per teglia cm. 17 x 26
1 confezione di lasagne sfogliavelo Giovanni Rana (250 g.)
1 mazzetto di asparagi verdi coltivati (500 g. peso lordo)
1 piccola cipolla bianca
1/2 bicchiere di vino 🍷 bianco
besciamella preparata con 300 g di latte, 20 g di burro, 20 g di farina
100 g di latte 🥛
100 g di ricotta vaccina
200 g di stracciatella
50 g di parmigiano
50 g di pecorino romano
100 g di prosciutto cotto
qualche fiocchetto di burro per finire
La prima, fastidiosa, operazione da fare è quella della preparazione degli asparagi alla cottura; operazione che si può tranquillamente fare anche qualche giorno prima conservando poi il tutto cotto in frigo, o anche in stagione diversa e avendo desiderio di preparare questo primo delizioso, ricorrere a quelli surgelati, in questo caso avremo bisogno di 300 g di asparagi peso netto.
Spezzare ogni gambo di asparago eliminando così la parte bianca e legnosa; ora con un pelapatate partendo da sotto il germoglio eliminare i filamenti che se lasciati rendono sfilacciosi gli asparagi. Lavare e mettere a scolare.
Tagliare da sotto lo stelo per circa 1/3 la lunghezza dell'asparago (questa parte ci servirà per preparare la crema per le lasagne): in poco olio affettare una piccola cipolla bianca, lasciarla stufare per qualche minuto, quando sarà diventata trasparente senza prendere colore, unire la parte dei gambi degli asparagi, insaporire e sfumare con vino bianco. Una volta eliminata la parte alcoolica coprire con acqua tiepida, salare a sentimento e postare a cottura controllando di tanto in tanto. Quando i gambi saranno morbidi spegnere, non dovranno essere asciutti ma ancora con un po' del loro brodo di cottura, nel caso in fase di cottura fosse necessario unire ancora poca acqua; appena tiepidi frullare nel mixer fino a ridurre a crema.
Bollire in acqua leggermente salata gli asparagi, scolare e tenere da parte.
Preparare la besciamella con le dosi indicate: io verso il latte nel pentolino, unisco il burro, immergo un colino a maglie strette nel latte, verso la farina nel colino e la stempero nel latte attraverso il colino, cuocio a fuoco dolce fino alla giusta densità; a fine cottura regolare di sale, unire la crema di asparagi ottenuta dai gambi e metà del latte elencato tra gli ingredienti per rendere fluida la salsa che sarà il condimento umido della preparazione. Stemperare al suo interno anche la ricotta. Mescolare in una ciotola i due tipi di formaggio. Nella pirofila cominciare con un paio di cucchiai di salsa besciamella sul fondo quindi fare uno strato con la sfoglia, cospargere con un 2 cucchiai di besciamella, una spolverata di formaggio, mozzarella stracciatella, ciuffetti di prosciutto e tocchetti degli asparagi lessati in precedenza e tenuti da parte.
Proseguire così fino ad esaurimento delle sfoglie di pasta e del ripieno, con queste dosi e misure della teglia che io ho usato avremo ben 6 strati di sfoglia, per una porzione di lasagne che gratificherà anche la vista 😜
Completare con uno strato di besciamella, formaggio e qualche fiocchetto di burro. Lungo i bordi distribuire l'ultima metà di latte prevista tra gli ingredienti, poi con una forchetta punzecchiare la superficie della preparazione spingendosi fino alla base; questo aiuterà a non far gonfiare la sfoglia.
Cuocere a 220° modalità statico per venti minuti. Lasciar riposare per almeno trenta minuti prima di gustare ( specie se si usa una teglia in ceramica come ho fatto io).
Vi aspetto numerosi sulla mia pagina facebook.
E' davvero parecchio tempo che non lascio una ricetta e alcuni pensieri su queste pagine a me tanto care. Sapete che la vita ogni giorno presenta un conto, a volte leggero che te lo fa quasi ignorare, a volte così pesante che come un macigno si posa sul cuore fino quasi a toglierti il sonno e il respiro.
Ma, per fortuna, riesco a trovare sollievo ai pensieri rifugiandomi in cucina, non affondo le mani in impasti da tanto tempo ma una "tirata" di sfoglia fresca non si può ignorare soprattutto nei giorni di festa. Questi ravioli sono stati il piatto principale del pranzo di Natale 2021 e il post con le foto giaceva nelle bozze del blog da allora. Stamattina mi son decisa a finire il post perchè merita di essere lanciato nel firmamento virtuale, ora che ci avviciniamo alla Santa Pasqua e quindi lasciare una idea appetitosa per il pranzo domenicale.
Non vi nascondo che son riuscita a finire il post GRAZIE all'influenza stagionale che mi ha costretta a stare a riposo 😡, oggi che pubblico sono "rifiorita" per fortuna 😂😎
I ravioli con questo ripieno li ho mangiati in una baita sul subappenino dauno in una domenica della lontana spensieratezza.
Mi sono rimasti impressi e finalmente sono riuscita a replicarli lasciando una piacevole sorpresa alle papille gustative , sono buonissimi!!!
I ravioli o i tortellini li preparo sempre giorni prima perchè richiedono tempo e pazienza, poi li surgelo a strati separati da carta forno leggermente spolverata di semola e al consumo li tuffo surgelati nell'acqua a bollore.
Ingredienti
per l'impasto
300 g di semola rimacinata
3 uova
1 cucchiaio di olio evo
per il ripieno
250 g di funghi porcini freschi o surgelati interi
1 spicchio di aglio
2 cucchiai di olio
un ciuffo di prezzemolo
sale e pepe qb
300 g di ricotta vaccina
30 g di albume (1 all'incirca)
per la crema al parmigiano e per finire
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
150 g di crema di latte
150 g di latte
20 g circa di tartufo fresco
preparare la sfoglia impastando la semola con le uova precedentemente sbattute leggermente e il cucchiaio di olio. Lavorare fino ad ottenere un impasto sodo, liscio e non appiccicoso. coprire e lasciare riposare per mezz'ora.
in una padella affettare i funghi grossolanamente unire lo spicchio d'aglio ( io lo infilzo con uno stuzzicadenti per facilitare l'eliminazione) prezzemolo, olio e cuocere velocemente a fiamma medio-alta, cuocere per cinque minuti spegnere e aggiungere solo ora sale e pepe, eliminare l'aglio, mescolare e lasciar raffreddare.
Una volta freddi tritarli grossolanamente e, raccolti in una ciotola, mescolare con la ricotta e l'albume d'uovo.
Prepariamo i ravioli:
lavorare ancora un po' l'impasto e tagliarlo in pezzi grandi quanto un uovo, passare nella macchinetta tirasfoglia fino al penultimo numero come spessore, posizionare nocciole di impasto (io mi aiuto con il sac a poche), chiudere i ravioli tagliandoli con la rotella dentellata. Decidete voi la misura e se tagliarli dentellati o lisci. Io che come perfezionista ho ben poco li ho fatti tutti disuguali of course 😂

In questo periodo i peperoni sono nel pieno della maturazione, i caldi abbracci del sole sulle piante hanno donato ai frutti i colori raggianti dell'estate; ammetto che li consumo per gran parte dell'anno tranne che in pieno inverno perchè sono tra gli ortaggi più versatili in cucina e si prestano a preparazioni di primi piatti e secondi gustosi da soli o accompagnati ad altri ingredienti in genere proteine animali.
Inoltre poichè la maturazione , almeno dalle mie parti, è al massimo della produzione si trovano a prezzi davvero abbordabili che invogliano a farne scorta per trasformarli in notevoli specialità.
Alcune notizie sul peperone:
capsicum annum, origine America meridionale è una pianta che può raggiungere anche un metro di altezza con foglie ovali a margine intero e di colore verde scuro, fiori piccoli e bianchi, frutti carnosi e cavi all'interno dove custodiscono i semi, hanno forma colore e dimensioni diverse nelle varie cultivar.
Ingredienti
3 peperoni di colore diverso
2 cucchiai di formaggio pecorino romano grattugiato
2 cucchiai di pangrattato
1 spicchio di aglio tritato
1 ciuffo di prezzemolo
1 cucchiaio di capperi in aceto
sale e pepe q.b.
qualche cucchiaio di acqua
Lavare i peperoni tagliarli a falde di dimensioni irregolari, eliminando semi e filamenti chiari che , dicono, siano la parte meno digeribile dell'ortaggio. Raccoglierli in una ciotole e condirli con gli ingredienti indicati tranne l'olio. Sale e pepe, mescolare generosamente per distribuire il condimento su tutta la superficie dei peperoni.
Quando i peperoni saranno ben cotti e leggermente bruciacchiati sui bordi saranno pronti per essere gustati come contorno o da soli, no ma che dico da soli, con una montagna di pane 😂.
Vi a spetto sulla mia pagina facebook.

Sbucciare il cetriolo 🥒 e con una grattugia a fori larghi ridurlo a pezzetti, raccoglierli in un colino a maglie strette cospargere leggermente di sale e lasciar colare per pochi minuti, già da subito caccerà tanta acqua.
Versare lo yogurt greco in una ciotola e stemperarlo brevemente con un cucchiaio; a questo punto trasferire il cetriolo tritato in un panno pulito avvolgerlo e strizzarlo con forza per eliminare ogni residuo di liquido, unirlo allo yogurt con l'aglio passato nell'apposito attrezzo per tritarlo, se non lo avete dovete sminuzzarlo davvero bene bene! Unire anche olio, aneto, pepe e sale ( assaggiate per regolarvi). Mescolare sapientemente e tenere in frigo almeno un paio di ore prima di gustare questa prelibatezza. Giuro, io l'ho finita sui crackers 😄
Dopo il primo racconto del mio viaggio eccomi con un nuovo appuntamento con questo articolo su un altro scorcio della capitale francese; seguitemi!
Quando si hanno pochi giorni a disposizione da trascorrere in una grande città un aiuto irrinunciabile per muoversi è la metropolitana.
La "métro de Paris" vide la luce per la prima volta ( manco a dirlo) in occasione dell'esposizione universale del 1900, le insegne delle stazioni più antiche e artistiche in Art Nouveau furono opera dell'artista Hector Guimard e sono ancora oggi presenti costituendo loro stesse delle attrazioni da fotografare e ovviamente non ho potuto esimermi dal farlo 😊
| insegna Art Nouveau e sullo sfondo il cabaret più famoso del mondo |
Parigi conta ben 16 linee di metropolitana, le stazioni sono contrassegnate con i cartelli mètro, motropolitain, a volte anche soltanto una M . Come estensione è seconda soltanto a quella di Londra e Madrid
se non si opta per la navigo decouverte i singoli biglietti possono essere emessi dalle macchinette presenti in ogni stazione della metropolitana.
Per i nostri spostamenti è stata utilissima ad accorciare i tempi di percorrenza visto che abbiamo avuto a nostra disposizione pochi giorni, ogni attrazione da noi scelta nella visita alla città non era distante mai più di 500 m dalla stazione scelta per raggiungerla.
secondo giorno
oggi destinazione 1° arrondissement il quartiere fulcro della città che ospita il museo più famoso del mondo.
Scarpe comode e uscita mattutina, alle 9 siamo già pronti di tutto punto. Il biglietto costa 15 euro, noi abbiamo fatto biglietto per ingresso prioritario da casa per evitare file lunghissime.
Metropolitana GRANDS BOULEVARD vicino hotel prendiamo la linea 8 direzione BALARD dopo due fermate OPERA scendiamo per cambio linea la 7 direzione Mairie D'ivry; due fermate ed eccoci alla fermata PALAIS ROYAL MUSEE DU LOUVRE, ci troviamo praticamente nel grande centro commerciale CARROUSEL DU LOUVRE che si trova a ridosso del museo. Abbiamo ingresso prioritario e quindi ci dirigiamo verso la piramide di vetro ( orribile secondo me) che accoglie i visitatori.
Inutile dire che la maestosità del tutto è spettacolare!!
All'interno della piramide si hanno tre possibili scelte di itinerario: a destra l'ala DENON che si affaccia sulla Senna, di fronte l'ala SULLY che si sviluppa sui quattro lati della corte quadrata del museo e a sinistra l'ala RICHELIEU che si affaccia su Rue de Rivoli. Ogni ala comprende ben 4 piani ed ogni ala ha ben 8 dipartimenti che accolgono le opere in base a 8 categorie.
Non è semplice decidere, così come non è possibile visitare tutto il museo in un solo giorno, anzi in poche ore, prima di tutto per l'immensità delle opere contenute, per le innumerevoli sale e chilometri e chilometri da percorrere, quindi decidiamo di procedere per l'ala DENON perchè in questa sezione del museo troveremo la Gioconda, che troveremo nella sala 6 del primo piano dell'ala DENON.
Entriamo nelle sale delle sculture e all'improvviso lei, la mia preferita per cui vale la pena fare un viaggio al Louvre, no, non è la Gioconda! è AMORE E PSICHE la straordinaria scultura di Antonio Canova!!! ( sala 4, primo piano ala DENON) Emozionatissima la fotografo da ogni angolazione girandole intorno!!
Proseguiamo il percorso fino a raggiungere un crocevia affollatissimo e in cima alla scala DARU ( primo piano ala DENON) una vista superba sulla NIKE DI SAMOTRACIA , altre foto all'infinito ma qui con più difficoltà causa ressa di turisti tutti intenti ad immortalare la sua imponenza e maestosità
La superiamo con non poca difficoltà per raggiungere la sala dove troveremo lei, piccola, piccola quanto non te la aspetti rispetto alle altre tele immense che la circondano ma che attira milioni di visitatori ogni anno
| le nozze di Cana dell'artista Veronese |
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| particolare della tela di David |
Lasciato il museo ci dirigiamo verso ARC DU CARROUSEL e quindi nei giardini de LE TUILERIES e ci riposiamo un po' all'ombra dei bellissimi alberi; ovviamente è una idea che hanno avuto tutti coloro che hanno scarpinato ore e ore e quindi ci restiamo giusto lo stretto necessario;
lasciamo alle nostre spalle i giardini per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare prima di tornare in hotel, troviamo Paul una paninoteca che fa ottimi panini e ovviamente non possiamo fare a meno di approfittarne memori dell'ottima esperienza avuta a Londra.
Ci accorgiamo di essere vicini alla stazione metro OPERA incredibilmente tutto è così vicino! Ne approfittiamo sebbene la nostra destinazione non sia lontana, ma siamo stanchi e sappiamo che ci aspetta un pomeriggio nuovamente intenso.
Arrivati ci fermiamo nella hall per un caffè perchè non vi ho detto che in questa catena fantastica di hotel è possibile prendere te, caffè o tisane e succhi accompagnati da dolcini al di fuori dell'orario di colazione; viene tutto messo a disposizione della clientela oltre ad un pass che ti permette di approfittare di questa gentilezza in ogni hotel della catena presente a Parigi. In stanza nel frigo bar sono a disposizione bibite non alcooliche con rifornimento quotidiano. Fantastico direi!!
Ci diamo appuntamento per le ore diciassette destinazione MONTMARTRE.
Raggiungiamo la meta con la metropolitana da NOTRE DAME DE LORETTE metro n°12 ( sempre vicinissima a hotel) tre fermate e siamo alla fermata ABESSES a ridosso del famosissimo MURO DEL JE T'AIME;
foto di rito irrinunciabile ovviamente, poi per raggiungere la cima della collina optiamo per i quintordicimila scalini comprensivi di fiatone e battiti a mille.
Eccoci a place du Tertre cuore pulsante del quartiere e nelle viuzze che portano alla basilica che è visibile praticamente da ogni dove con i suoi scorci bianchissimi.
Che non sia conosciuta non si può proprio dire! Che sia una meta obbligata per chi va per la prima volta a Parigi è superfluo ricordarlo. Soprattutto al tramonto la scalinata davanti al SACRE COEUR e le viuzze del quartiere si popolano di ragazzi, turisti, e artisti di strada con gli immancabili vignettisti che si mettono a disposizione per ritratti o caricature. I locali si susseguono uno accanto all'altro, tra bistrot, ristorantini e negozietti di souvenir. La calca è inevitabile ma la vista della bianchissima basilica con le sue cupole e lo stile romanico- bizantino la fa quasi dimenticare .
Costruita a cavallo tra XIX e XX secolo come voto di espiazione per le vittime contate durante la guerra franco-prussiana con un tipo di travertino che rilascia carbonato di calcio e non trattiene polvere e smog anzi diventa sempre più bianca ogni volta che piove.
Se si ha tempo ( e noi non ne abbiamo) con 6 euro è possibile salire sulla cupola e ammirare ancora di più Parigi dall'alto. Il campanile della basilica conserva la “ Savoyarde” la campana più grande di tutta la Francia con le su 19 tonnellate.
Il quartiere, un tempo villaggio rurale disseminato di mulini che rifornivano di farina la città, è un dedalo di stradine con case ammantate d'edera e ancora oggi conserva la sua aureola fiabesca che attirò come una calamita ai primi del novecento artisti, scrittori, pittori prostitute e protettori, e qui si insediarono menti eccelse come Manet, Degan, Va Gogh fino a Picasso, Modigliani e Dalì, incantanti dal luogo e dai prezzi modici degli affitti .
Dopo aver visitato l'interno della basilica, che conserva la sua infinita bellezza solo all'esterno, ci soffermiamo brevemente ad ammirare Parigi in lontananza
e poi passeggiamo senza meta per le stradine. Io mi soffermo ad osservare i volti delle innumerevoli persone che incrocio, scruto le loro espressioni e ascolto con simpatia le fragorose e numerose risate; scruto i vignettisti e i loro soggetti che abbassano lo sguardo quando si accorgono che li sto osservando con curiosità e un po' mi vergogno di averli messo a disagio; è una mia caratteristica quella di unire alla bramosia per l'arte dei luoghi che visito la curiosità di osservare le espressioni e i modi di fare di chi mi circonda, turisti o del luogo che siano.
Si avvicina ora di cena e dopo un veloce consulto tra le menti della compagnia si decide per una cena in un bistrot, visto che siamo qui; non sarà una cena da gourmet ma almeno sarà caratteristica.
Decidiamo una sosta rigenerante presso un bistrot sulla via principale a base di insalata nizzarda, zuppa di cipolle, manzo bourguignon e crepes suzette; menù a 16 euro e birra un litro 18 euro!!
Il tempo tiranno ci impedisce la visita allo storico cimitero; ci sono troppi luoghi trascurati, un motivo in più per ritornare qui appena possibile non credete?
Scendiamo le stradine della collina per un chilometro o poco più lasciando uno sguardo anche alla storica vigna del quartiere ( chissà perchè viene nominata in numerose guide) ed eccoci al MOULIN ROUGE, siamo nel quartiere PIGALLE, proprio sul confine con il "nostro" IX arrondissement.
Il famoso quartiere a luci rosse dei tempi andati con il suo emblema, il cabaret più famoso al mondo. Vale la pena fermarsi a fotografare.
E sono le 22 e anche oggi giornata lunghissima e chilometrica 😁, Al volo prendiamo il tram numero 30 che fa capolinea a TROCADERO e così, nonostante la stanchezza ci fermiamo ad ammirare la torre Eiffel con vista notturna 😍. Wow wow wow, ci fermiamo una mezz'ora tra orde di turisti e artisti di strada
Quindi di nuovo come il giorno prima alla metro 9 alla fermata ALMA-MARCEAU direzione Mairie de Montreuil otto fermate ed eccoci a GRANDS BOULEVARDS nei pressi del nostro hotel.
Domani altra giornata entusiasmante verso NOTRE DAME
to be continued ..

Allora, queste foto che vedete del piatto finito sono del 2018 quando portai in tavola questa ricetta preparata a sentimento per la prima volta, poi sia foto che ricetta andarono nel cassetto del dimenticato ( avete anche voi nella vostra mente un cassetto del dimenticato? io si e pure bello grande 😂🙈).
Poi qualche giorno fa i ricordi di facebook mi hanno riproposto la foto che avevo pubblicato il giorno che preparai questa delizia e allora non avendo più scuse l'ho replicata appuntando le giuste quantità degli ingredienti per poter farvi partecipi di questo piatto che dovete assolutamente provare se amate il delizioso profumo del riso venere e i sapori del mare 🌊
Sono andata dal mio contadino di fiducia per i piselli e i fagiolini, dal pescatore solito e anche lui di fiducia 😁 per i gamberetti 🦐 il resto son cose che tutti abbiamo in casa.
La ricetta è di per sé molto semplice, ci vuole solo un po' di organizzazione, si prepara tutto prima anche il riso 🍚 e poi il tutto si assembla al momento di portare in tavola.
Provatela perchè e divina!!
In una larga padella 🍳 mettere quattro cucchiai di olio e la piccola cipolla intera, scaldare l'olio, versare il riso, coprire con metà del fumetto tenuto da parte; mescolare e quando sarà assorbito unire l'altra metà del liquido, i fagiolini e i piselli e lasciar assorbire anche questa ultima parte di liquidi, eliminare la cipolla intera ( che ormai avrà assolto il suo compito insaporitore), e dopo qualche minuto unire pomodori e gamberetti. Tutta questa operazione richiederà circa dieci minuti.
Terminare la cottura, impiattare e gustare ad occhi chiusi.
Il riso venere con gamberetti 🍤 può essere gustato sia caldo che freddo.

I primi di pesce sono sempre i benvenuti nella mia cucina; fortuna che abitando in una città di mare la materia prima non manca mai e per fortuna che ho un marito con la passione della pesca. E in una domenica trascorsa Il capitano ha pescato alla traina una cernia di otto chili meravigliosa!!
Non è stata impresa facile provvedere a eviscerare e dividere in porzioni ma ce l'abbiamo fatta e ce la siamo cavata egregiamente, Tra le tante ricette che ho potuto realizzare voglio parlarvi di un primo piatto da leccarsi i baffi un ragù da gran gourmet un primo da cinque stelle ✨
Per questa ricetta ho scelto parte della testa e alcune fette di gustosa carne compatta che è una caratteristica che contraddistingue questo pesce serranide; la sua carne è tra le più pregiate e costose per le sue qualità organolettiche. E ovviamente una delle prede più ambite da pescatori sia dilettanti che professionisti.
Vi lascio quindi immaginare la gioia e soddisfazione del mio capitano per aver raggiunto questo traguardo!!! 🏆🏆🏆
Ingredienti
500 g di cernia 🐟 a tranci
1 scalogno
400 g di pomodoro 🍅 fiaschetto
1 ciuffo di aneto ( ho sostituito con barbetta di finocchio)
1 ciuffo di prezzemolo
2 foglie 🍃 di basilico
50 g di olio di oliva
1 schizzo di vino bianco 🍷
sale e pepe q.b.
1 cucchiaino di formaggio 🧀 parmigiano grattugiato
300 g di pasta corta
Tritare lo calogno e metterlo a scaldare con l'olio in una padella che possa contenere il pesce senza che le parti vengano sovrapposte. Appena sarà stufato bagnare con uno schizzo di vino 🍷 bianco, quando la parte alcoolica sarà evaporata unire i pomodori 🍅 spezzettati e gli aromi tritati. Cuocere per quindici minuti, regolare di sale e pepe e unire i tranci di pesce. I tranci di pesce avranno bisogno di venti minuti per cuocere, andranno rigirati a metà tempo.
Nel frattempo avremo messo la pentola per la cottura della pasta sul fuoco 🔥. Io ho scelto mezze maniche rigate, che a mio parere con le ricette di pesce ci vanno a nozze, ma se preferite un altro tipo di pasta fate pure.
quando la pasta sarà a due o tre minuti dalla cottura provvederemo a liberare la padella dai pezzi di pesce che terremo al caldo, scoleremo la pasta molto al dente e finiremo la cottura nell'intingolo al pomodoro e pesce; serberemo un bicchiere di acqua di cottura della pasta se eventualmente dovesse servire per terminare la mantecatura e portare a temine la preparazione.
A fuoco spento unire un cucchiaino di parmigiano grattugiato. mescolare con dovizia e servire. Buon appetito e grazie per aver scelto di leggermi 😃

E' l'ormai lontano e felice 2018 quando riusciamo a fare questo viaggio bellissimo, ora che la situazione sanitaria mondiale ci costringe a restare fermi mi consola un po' raccontare in queste mie pagine virtuali le emozioni e le nozioni del mio andare per Parigi in attesa di riaprire le ali e spiccare il volo nuovamente.
Ho sempre avuto innata in me la voglia di partire e il desiderio di luoghi lontani a me cari, amo profondamente la mia città e il mio paese, l'Italia che ancora conosco poco, ma la curiosità e l'amore per l'arte hanno sempre fatto breccia nel mio cuore, nei miei pensieri e tanti tantissimi sogni son stati chiusi nel cassetto dei desideri , così colmo da essere ormai un baule. Talmente tanta la mia passione per storia e geografia che, non ve l'ho mai raccontato, da ragazza collezionavo cartoline; centinai e centinaia raccolte e prese a parenti e amici. Peccato che siano andate perse!
Ma torniamo a noi: tra i racconti fantastici di gioventù elaboravo i miei viaggi e raccontavo che la città per antonomasia era per me Parigi e quindi prima o poi ci sarei andata, per la torre Eiffel, per i tanti ponti, per Notre Dame ma soprattutto e prima di tutto per il LOUVRE.
Pensate, che ridere, ora mentre scrivo mi son venute in mente due scene cinematografiche: Belfagord, uno sceneggiato in varie puntate della televisione francese trasmessa anche in RAI quando ero adolescente; forse molti di voi neanche conoscono, da ragazzina aspettavo con ansia puntata per puntata e guardavo con gli occhi coperti da una mano con le dita allargate!!!
e poi il meraviglioso codice da Vinci del mio amatissimo Dan Brown che, portato al cinema dall'altrettanto talentuoso Ron Howard ( Ric di happy days) , con le scene girate a Parigi e nel LOUVRE ancor più ha acceso in me la voglia irresistibile di andare nella ville lumiere.
Ed è stato così che dopo la bellissima esperienza vissuta a Lisbona, la mia mente viaggiatrice si rimette subito in moto per il viaggio successivo.
Finalmente riesco ad "estorcere" Parigi come meta delle future vacanze. Infondo dobbiamo o no visitare le principali capitali europee? e quale altra, personalmente, dopo Londra lo è? Parigi off course e Parigi sia.
Come per qualunque tipo di viaggio mi metto in moto già da diverso tempo prima perchè io il viaggio lo vivo tre volte: quando lo sogno, quando lo faccio e quando lo ricordo ( cit.).
A febbraio abbiamo già prenotato i voli di andata e ritorno con la RYANAIR che fa volo diretto ( finalmente) BARI PALESE-PARIS BEAUVAIS.
BEAUVAIS è lo scalo scelto da RYANAIR per i voli da Bari per la capitale francese, è un piccolo aeroporto che dista circa 90 chilometri dal centro di Parigi.
Come sempre ci affidiamo alla nostra agenzia di viaggi di fiducia che, oltre a trovarci un trasferimento privato da Beauvais a Parigi, si incaricherà anche di proporci alcuni hotels per la sistemazione.
La mia scelta cade su hotel ACADIA della catena ASTOTEL sito in 4 rue Geoffroy Marie, IX arrondissement; posizione strategica a mio parere per raggiungere a piedi alcune delle attrazioni , ma proprio alcune, di Parigi come l'Operà, la galleria Lafayette, Primtemps, Monmartre, museo del Louvre.
Scelgo di proposito che mi venga prenotata una camera ai piani alti perchè ho letto che le strade sono tutte molto trafficate e rumorose e quindi mi verrà assegnata una stanza al 6° piano.
Parigi è una città divisa in 20 distretti amministrativi gli arrondissement disposti a spirale partendo dal centro della città in senso orario ogni quartiere ha caratteristiche architettoniche e storiche che li caratterizza.
Basti pensare alla netta diversità delle due rive della Senna, la rive droite con la parte culturale, la più regale, la più nota con evidenza politica; qui infatti si trovano monumenti quali l'arco di trionfo, piazza della Concordia, Champs Elysees, il Louvre, petit palais, grand palais, e poi altri musei quali quello di Picasso, il centro Pompidou, il Marais, oggi quartiere ebraico
La rive gauche è invece a sud , quella romantica e culturale con il Pantheon, il quartiere latino, l'università della Sorbona, la cattedrale di Notre Dame, l'isola di Saint Louis, la Conciergerie ( le vecchie carceri parigine dove fu rinchiusa Maria Antonietta).
Sono pienamente consapevole che i pochi giorni a nostra disposizione mi daranno solo una leggera infarinatura dell'architettura, del costume, della cultura, della gastronomia della vita di questa incredibile città ma a me basterà per farmi sognare all'infinito o fino alla prossima volta che ci tornerò.
il nostro arrondissement è come già detto il IX e prende il nome di Opéra Garnier.
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| il nostro hotel |
Parigi è una città molto grande e ricca di storia e monumenti imperdibili! Il karma che ci accompagnerà sarà keep calm and wake up early... anzi...rester calme et se lever tôt !!
E allora pronti? Vi racconto la mia esperienza!!
giorno uno
Arrivati in aeroporto e avuta conferma che il volo ci sarà ( è un periodaccio, Ryanair sta cancellando diversi voli causa sciopero personale di bordo) chiamo l'autista per il trasferimento dall'aeroporto all'hotel per confermare il nostro arrivo.
Partenza, volo e arrivo perfetti, l'autista ci raggiunge e ci accompagna in hotel.
La nostra allegra compagnia è la stessa da ormai quattro anni, Sergio, Carmela, Aurora e Diletta sono i nostri compagni di viaggio
Durante il tragitto scruto l'orizzonte e in prossimità della città scorgo le inconfondibili sagome della torre Eiffel, della chiesa di Monmartre e persino la sagoma oscura di tour Montparnasse.
Arriviamo in hotel nel primo pomeriggio e dopo una veloce sistemazione e rinfrescata ci diamo appuntamento per la prima escursione nella romanticissima ville lumiere.
E' inutile sottolineare che nessuno parla italiano, per scelta o per involontaria ignoranza non lo so.
Usciti per la prima escursione dobbiamo innanzitutto fare ad una stazione metro la NAVIGO DECOUVERTE la carta pass che con foto tessera 25x30 mm ( portata da casa) applicata ci permetterà di muoverci liberamente sui mezzi pubblici. ha validità dieci anni, la facciamo per le zone 1-2 al costo di euro 5 per poi caricare un forfait navigo settimanale al costo di euro 22,80. Non include trasferimento da e per aeroporto.| opera Garnier |
| la fantasmagorica sala ristorante de la Fayette |
| lato nord |
| rue Royale |
| place de la Concorde |
| le Tuileries |
| grand palais |
| petit palais |
| avenue Churchill |
| ponte Alexandre III e sullo sfondo hotel des invalides |

Da un paio di anni mi sono dedicata alla produzione casalinga dei canditi per farcire i grandi lievitati di Natale e Pasqua. E devo dire che il risultato è davvero appagante tanto da farti dimenticare il tempo che devi dedicare alla canditura. Magari un giorno racconterò tutto il procedimento in un post su queste pagine, ora però voglio invece lasciare qui un trucchetto che va a sostituire degnamente e con successo il glucosio necessario per la conservazione in sciroppo dei canditi una volta pronti.
Il glucosio, aggiunto allo sciroppo di canditura e versato sulle scorze sistemate in vasetti, non farà cristallizzare sciroppo e scorze mantenendo tutto il prodotto fluido per il tempo di conservazione che se ben realizzato si protrae anche per un paio di anni.
Io qui da me incontro difficoltà a trovare grandi quantità di glucosio, lo trovo in piccoli vasetti da 200 g che spesso sono insufficienti e ad un costo non certo economico.
Mi ha dato spunto e lezione per prepararlo in casa Stefania dal suo blog fantastico.
Ingredienti per la realizzazione di una quantità di glucosio sufficiente alla conservazione in sciroppo di circa 700 g di prodotto candito
350 g di zucchero
150 g di acqua
2 cucchiaini di succo di limone
In una pentola di acciaio versare acqua, zucchero e succo di limone filtrato; mescolare a lungo quindi mettere sul fuoco a fiamma moderata mescolando di continuo per far sciogliere alla perfezione lo zucchero. Portare quasi ad ebollizione, quando sulla superficie vedremo formarsi tante bollicine toglier la pentola dal fuoco, mescolare ancora. Ridurre a minimo la fiamma e rimettere sul fuoco la pentola, cuocere a fuoco molto basso per evitare che lo sciroppo prenda il classico colore biondo dello zucchero che comincia a caramellare. Sarà pronto quando raccolto un cucchiaio di sciroppo, facendolo cadere noteremo la consistenza di un miele fluido, Togliere subito dal fuoco e versare in vasetti sterilizzati, all'inizio vi sembrerà liquido ma man mano che raffredda acquisterà la giusta consistenza.
Conservare in luogo fresco e buio e usare per frutta candita o dove una ricetta lo preveda ( ad esempio nella preparazione della pasta di zucchero). Un modo empirico e efficace per ottenere il glucosio domestico. Ne ho verificata l'efficacia con le mie arance candite, lo zucchero non cristallizza e si conservano benissimo e a lungo.
Vi aspetto numerosi sulla mia pagina facebook

La zucca 🎃 è ancora prepotentemente presente sul mercato e nella mia cucina, averla in frigorifero è sempre una risorsa, la sua versatilità rappresenta un asso nella manica nei giorni in cui non so cosa preparare.
Purtroppo la sua stagione sta per finire che come ben sappiamo si esaurisce (nella sua massima resa) con i primi tepori primaverili che danno spazio alle prime zucchine profumatissime; io ne ho approfittato ancora finchè è possibile
questa volta è stata chiamata in causa da una confezione inutilizzata di riso venere e dalla consueta razione settimanale di legumi.
I ceci sono i protagonisti associati di questa ricetta; in casa mia si accompagnano sempre e solo con il riso, mai con la pasta chissà perchè!
e allora facciamo incontrare questi tre ingredienti, provatela questa ricetta perché merita!!
E' un po' lunghetta, questo è vero però se si usano ceci già cotti metà del lavoro è già fatto.
Ingredienti
200 g di riso venere integrale
200 g di ceci ( peso secchi)
400 g di zucca (peso netto)
1 porro
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaio di dado vegetale o mezzo dado industriale
olio extravergine di oliva a sentimento
sale, pepe (o peperoncino)
La sera precedente mettere in ammollo i ceci in acqua fredda con un cucchiaino di bicarbonato e un cucchiaio di sale grosso.
Al mattino toglierli dall'acqua lavarli ancora e dopo averli scolati versarli in una pentola, coprire di acqua fredda e portare a cottura a fuoco dolce. Regolare di sale solo a cottura avvenuta, finire con un giro di olio di oliva, pepe o peperoncino, coprire e lasciar rassettare.
Con la pentola a pressione i tempi si dividono per quattro ovviamente e ognuno conosce la propria.
Io copro in pentola a pressione un paio di dita al di sopra del livello dei ceci con acqua fredda, al fischio abbasso la fiamma un pochino e cuocio per venti minuti, a cottura raggiunta regolo di sale e olio, pepe o peperoncino secondo i gusti.
Per cuocere il riso venere ci vorranno circa venti minuti dal bollore, nel frattempo prepareremo la vellutata di zucca.
affettare sottilmente il porro e stufarlo in poco olio, non fargli prendere colore e appena sarà diventato trasparente unire la zucca a tocchetti e il rametto di rosmarino che io lego così per non disperdere gli aghi in cottura.
aggiungere il dado, coprire a filo di acqua, aggiustare di sale e portare a cottura la zucca; non dovrà essere molto acquosa una volta terminata la cottura, quindi attenzione alla quantità di acqua che si aggiunge.
Una volta terminata la cottura eliminare il rosmarino e frullare il tutto con un frullatore ad immersione, tenere da parte al caldo.
A questo punto il riso sarà cotto, scolato e mescolato con una parte dei ceci che andranno ad insaporire ulteriormente ( io adoro il profumo del riso venere e voi?) .
Fare un letto di crema di zucca sul fondo del piatto, unire al centro riso e ceci, finire con ancora una parte di soli ceci, un giro di olio e il piatto è pronto! Buon appetito
Vi ricordo la mia pagina facebook legata al blog.

L'ossobuco appartiene per antonomasia alla cucina milanese che si vanta del fantastico piatto che lo vede accompagnato ad un eccellente risotto allo zafferano e alla gremolada, questa parte del vitello a noi piace molto e quando ne ho modo lo compro volentieri e lo preparo in diversi modi.
Nel blog troverete più di una ricetta che lo vede protagonista ( mi manca quello alla milanese però 😇 )
Questa versione è molto profumata, si sposa benissimo con la polenta.
E visto che ci avviamo prepotentemente verso la stagione dei fiori 💐 ho colto l'occasione per prepararlo ancora una volta e condividere con voi questo piatto succulento.
Ingredienti
4 fette di ossobuco di vitello ( peso singolo circa 150 g)
4 o 5 cucchiai di farina
50 g di olio extravergine di oliva
1 piccola cipolla bianca
mezzo bicchiere 🥃 di vino bianco
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 🍅
aromi timo e maggiorana
4 pomodori freschi oppure due pomodori pelati in scatola
poco brodo vegetale
sale e pepe quanto basta
per i funghi 🍄
50 g di funghi porcini ( io uso surgelati interi)
un ciuffo di prezzemolo
1 piccolo spicchio di aglio privato dell'anima
sale e pepe quanto basta
Per iniziare praticare alcuni tagli intorno all'ossobuco per evitare che in cottura perda la forma curvandosi, infarinare e rosolare in padella con poco olio da ambo le parti i pezzi di carne, mettere da parte.
Nella stessa padella ( ripulita dai residui di farina e olio) tritare una cipolla e farla stufare a fuoco dolce, unire un trito di timo e maggiorana; io li uso freschi raccolti dal mio balcone ma vanno bene anche quelli secchi.
A operazione conclusa unire la carne tenuta da parte, bagnare con mezzo bicchiere di vino bianco; sfumare il vino e unire il concentrato di pomodoro, qualche pomodorino fresco, un cucchiaino di dado vegetale ( io lo faccio in casa ) oppure mezzo dado commerciale. Coprire a filo di acqua, regolare di sale e pepe e portare a cottura; la carne sarà pronta e tenera quando si staccherà dall'osso centrale.
A parte cuocere i funghi porcini a fette con aglio e prezzemolo tritato, cuocer senza sale per evitare che i funghi rilascino troppa acqua e siano lessi più che stufati, a fine cottura eliminare l'aglio dai funghi e unire il tutto alla carne, insaporire per qualche minuto.
Se volete ci vediamo sulla mia pagina facebook


Il blog compie 12 anni!! 805 post per raccontare di me, di voi, del buon cibo, dei viaggi e di tutto quello che mi appassiona. Grazie infinite a voi che mi seguite con fiducia 💖

Ingredienti
800 g. di zucca
60 g. di uvetta
30 g di pinoli o altra frutta secca a piacimento ( io ho usato nocciole)
1 cipolla di Tropea di media grandezza
olio evo
1/2 bicchiere di aceto bianco ( anche di mele)
1 bicchiere di vino bianco
sale e pepe
Tagliare abbastanza sottilmente la zucca e stufarla con un po' d'olio in padella fino a renderla morbida, se necessario unire un po' di acqua per portarla alla giusta consistenza, salare e aggiungere una generosa macinata di pepe nero. Ora è il momento di dedicare un po' di tempo alla cipolla. Dopo averla affettata sottilmente stufare in padella antiaderente, sfumare con aceto e vino, far evaporare la parte alcolica quindi unire uva passa e frutta secca, regolare di sale e portare a cottura la cipolla fino a renderla molto tenera. Fare in una pirofila uno strato di zucca, coprire con la cipolla, ancora zucca e finire con la cipolla. Far riposare almeno un paio di ore prima di gustare.
Vi aspetto numerosi sulla mia pagina facebook