
Il giorno dopo il mio arrivo a NY, mi reco al Javits Center per recuperare i miei badge per l'accesso al ComiCon, che avrebbe aperto i battenti il giorno dopo.
Faccio il giro lungo. Arrivo fino alla fine di Madison Avenue, punto bruscamente verso l'Hudson, lo risalgo. Incappo nella Uss Intrepid, me la visito a modino, esco, risalgo (oddio, riscendo, guardando la cartina) in cerca del Javits Center che dovrebbe essere nelle vicinanze. A un tratto, noto qualcosa che mi dice che sono arrivato:
E' un po' come tornare ai tempi della Lucca nel palazzetto, se non fosse per il fatto che qui, solo l'atrio è grande quanto il palazzetto.
L'ingresso del Javits Center
Arrivo al bancone delle biglietterie. Ho la stampata della prenotazione in mano, che certifica l'acquisto dei quattro giornalieri e la maglietta e la spilletta ufficiale. Vado allo sportello accrediti e mi reindirizzano alla biglietteria normale. C'è la fila. Ma ho notato che negli Stati Uniti le file si fanno abbastanza celermente, forse grazie al fatto che le persone si dispongono abbastanza rigorosamente in fila indiana e forse perché c'è la figura dello "smistatore di gente", colui che ti indirizza verso lo sportello libero. C'è per i taxi, per gli accessi ai musei, per qualsiasi evento richieda afflusso di persone. "Che lavoro fai, tu?" "Smisto la gente!" "Fico."
Alle spalle della biglietteria, si percepisce l'attività frenetica di chi sta allestendo e attrezzando gli stand. Da "addetto ai lavori", comprendo bene cosa significano quei rumori di avvitatori, di martelli, quel via vai di pallet con scatoloni chiusi. E' uno dei momenti più faticosi e forse più belli di ogni manifestazione. Qualcosa sta per nascere e si spera porti buoni frutti.
Alla biglietteria guardano con aria perplessa la mia stampatina. Poi guardano me. Nemmeno alla dogana mi hanno guardato così. "Ecco, stai a vedere che dovevo fare chissà quale procedura o altro, che era indicato chissà dove", penso. Invece no. Mi sorridono, pescano a piene mani da alcuni scatoloni aperti, mi dicono che la maglietta e la spilletta la posso prendere il giorno dopo allo stand ufficiale della manifestazione e "thank you, sir!".
Prendo i miei preziosi badge e esco dal Javits e caracollo felice verso l'Empire State Building.
Il mio tesssorooo...
Adesso non vi farò la cronaca giorno per giorno, tanto potete immaginare benissimo come si svolge una manifestazione del genere. Un casino, insomma.
Comunque, il primo giorno, completamente dimentico degli orari che avevo letto sul sito, mi reco la mattina intorno alle 9,30 in fiera. Al varco (Weapons e Bags Check!) mi guardano un po' perplessi. Riesco a capire che quella è l'entrata per i dotati di pass e che devo ritornare alle 12, all'entrata predisposta per i comuni mortali, nell'area appena fuori dove fanno manovra i tir durante i giorni normali.
E così faccio.
entrata per passdotati o vips.
entrata per comuni mortali
Verso le 12, mi reco alle porte. c'è già una certa folla. Incominciano a muoversi gli smistatori di gente, che incominciano a impartire disposizioni. La fauna è la tipica di queste occasioni. Noto un Indiana Jones di origini indiane molto paffutello, una Susan Storm di colore, molto paffutella. Incurante del fuso orario (vabbè tanto in Italia è pomeriggio) chiamo subito il mio amico Massimiliano, che mi ammorba con i cosplayer americani dai costumi strafighi e quanto sono gnocche le ragazze, per dirgli che quelli che vedo qui sono peggio dei nostri con gli orli scuciti e fisici... NO, WAIT!
Lui ho dovuto fotografarlo per forza. Lei, vi assicuro, nella foto non rende.
Alle 12 precise, si aprono i cancelli. La gente attraversa i varchi, dove il personale controlla le borse, ti passa il badge sotto un tablet per verificarne la validità, i cani antidroga, con la pettorina K9 Unit- Do Not Pet, ti fiutano e ci si avvia tutti festanti verso l'entrata.
Sembra quasi fatta...
Sembra quasi fatta, ma ci fanno deviare nel parcheggio seminterrato. Uno di quelli enormi, come solo negli States possono esistere. Qui hanno preparato delle serpentine larghe circa tre metri per tutta la lunghezza di quest'area immensa. Gli smistatori di gente incominciano a somigliare paurosamente a degli istruttori dei Marines. Urlano "MOVE! MOVE!" e "FILL THE GAPS!" qualcuno perfino corre, con il suo smistatore di gente personale che lo incita. Una volta riempita la prima corsia, la sbarrano e fanno riempire l'altra, e via dicendo. Fino a quando la situazione non diventa QUESTA.

Io non capisco. Intorno a me, la gente si siede, accende i tablet, tira fuori le Magic e inizia a giocare. Qualcuno si sdraia e INIZIA A FARSI UNA PENNICA. Un'ora dopo, a parcheggione completo, incomincia a venirmi un dubbio (si, lo so, sono un po' tardo). Chiedo. Il Comicon apre alle 15.00! Il fatto è che il Javits Center è situato sulla strada. Su una Avenue, dove ad asfaltarti è un attimo. Quindi per evitare problemi al traffico, il primo giorno adottano questa soluzione. Addirittura, nei giorni seguenti, le felpine dello staff smistano le persone che hanno già i biglietti da due isolati prima, in maniera da avere agli ingressi già le file ben ordinate. Una coda di due isolati, tre, si passa in un quarto d'ora circa.
Alle tre, finalmente siamo dentro.
Entro, chiedo a un ragazzo dello staff dove posso prendere maglietta e spilletta. Mi fa uscire dall'atrio principale, smarcando il badge per l'uscita (a tot accessi devono corrispondere tot uscite. si struscia il badge per ogni entrata o uscita. Quando la siae lo impose a Lucca, apriti cielo. Qui non gliene frega niente a nessuno). Faccio la coda alla biglietteria. Arrivo allo sportello. Mi guardano come fossi un imbecille e mi dicono di andare allo stand ufficiale della manifestazione. Ma non posso rientrare da lì, che è l'entrata per i possessori di pass. Esco dal Javits, ripercorro di nuovo l'avenue, rientro nel parcheggio, rifacendo la fila per entrare (benedetti siano gli smistatori di gente). Entro di nuovo al Javits. Il tipo dello staff non c'era più. Ma sappi che non ti ho voluto proprio bene. Trovo nel gran casino uno degli stand ufficiali della manifestazione, mi guardano la stampatina del giorno prima, la ritirano e mi consegnano l'agognata maglietta e la spilletta. Trotterello finalmente libero nel cuore della manifestazione.
Il ComiCon è una manifestazione di primo livello. Con molte risorse. Gli organizzatori da un paio di anni sono gli stessi del San Diego. Tra gli sponsor:
ma soprattutto:

Adesso però vorrei fare un discorso da addetto ai lavori. Spesso quando sento le critiche portate a Lucca Comics (parlo di Lucca perché è la realta che conosco meglio, ma il discorso potrebbe valere per qualsiasi manifestazione di altro livello italiana o europea), spesso si fanno paragoni azzardati con San Diego e tra un po' si faranno anche con il NYCC. Partiamo da un presupposto. Il modo di intendere una manifestazione del genere in Europa e negli States sono completamente diversi. Negli Stati Uniti sono eventi assolutamente commerciali. Non esistono mostre espositive, non esistono tavole rotonde, non esistono approfondimenti e persino gli showcase non sono per tutti. Se ci fossero, state tranquilli che vi farebbero pagare un extra sul biglietto. Che per inciso, non è che costi poco. 30 dolla amole lungo lungo per la prima mezza giornata, 40 dolla il venerdì, 50 il sabato, 40 la domenica. Se fate l'abbonamento, non solo NON pagate di meno, ma potrete COMPRARE la maglietta e la spilletta real ufficial della manifestazione.
Molti degli incontri hanno valenza commerciale: La prossima stagione del telefilm xxx avrà questa caratteristica, mi raccomando vedetelo!
Per i puristi del fumetto, fate caso al fatto che qui nemmeno nel logo si parla di fumetto, se non nel font e nella parola Comic. Il resto è più un'ovazione a ciò che è New York.
Un buon 60% per cento della manifestazione è occupato da videogames, il restante 40% è diviso tra editori e fumetterie/gadget e altro.
Non sono riuscito a capire se gli editori fanno sessioni di scouting. Essendo lì per vendere, i ragazzi ai vari stand mi hanno tutti risposto di mandare l'eventuale portfolio per email. Ma forse, non sono stato attento io.
Naturalmente, è il paradiso dei nerd e vi conviene tenere a freno la carta di credito.
e fanno cose buffe tipo questa:
Stavo facendo considerazioni di questo tipo, quando ho visto lei:
e mi sono dimenticato... che dicevo? ah. Sì. Al ComiCon potrete incontrare le vostre star preferite. Quest'anno, tra gli altri, c'erano Sigourney Weaver, Stallone, Hulk Hogan (che aveva l'intrattenitore di gente in coda), Molder e Scully (proprio loro), sempre che ve la sentiate di affrontare questo:
ma soprattutto se ve la sentite di pagare: 70 (il prezzo può variare) dollari cash per una firma su un qualsiasi foglio che portate voi. Se volete l'autografo su una foto di quelle a disposizione, aggiungetene altri 5. Se volete anche la dedica (incontentabili), buttatene altri 20.
Funziona così. All'inizio arriverete ad un banchetto. Una maitresse vi chiederà che prestazione volete e vi rilascerà un tagliando colorato a seconda della prestazione richiesta. Sborsata la somma (le star non toccano il vil denaro), farete la vostra coda. E' assolutamente vietato fotografare e...
...dicevamo?!? Ah, si. vi fate la coda. alla fine, un'altra maitresse vi fa attendere mentre quello prima di voi
finisce di farsi fare l'autografo. Ritira il tagliando e con uno sguardo d'intesa con la star vi fa accomodare. A questo punto siete voi e il vostro idolo. Egli vi dirà due o, se siete fortunati, ben tre parole di circostanza, mentre vi firma quello che avete portato. Dopo di che sentirete:"Next!" et voilà. Il gioco è fatto.
Se non vi è bastata, potete andare all'Artist Alley. Qui ci sono tutti i disegnatori che volete. Da gente assolutamente sconosciuta ai massimi calibri. Anche qui si paga cash. Ogni disegnatore ha il suo tariffario e in genere, ovviamente, più il disegnatore è di grido, più il tariffario è alto. Anche qui, se ve la sentite di affrontare questo:
Lui non c'entra nulla. ma la sua vista mi ha procurato disturbi del sonno per due giorni.
Un'esperienza che voglio condividere con voi.
Insomma un gioioso mercatone. Ma non paragonabile alle mostre europee e, se proprio dobbiamo, le mostre europee ne uscirebbero a testa alta alla grande. Ricordiamo che noi ridiamo e scherziamo, ma lì fuori c'è gente a cui piace questo:
o cose del genere (se comprate il suo profumo e venite estratti... che culo, eh?!? :) )
Come avete potuto notare, tantissimi cosplayer anche qui (che, per quanto mi riguarda, non sono la causa di tutti i mali dell'editoria nostrana)...
novabbe'
E questo da luogo a uno spettacolo magnifico. New York, se non sbaglio, ha 8 milioni e passa di residenti.
Ti viede da chiederti se quello che succede al Javits Center sia minimamente percepito nel resto della città. Durante quei giorni vedi in giro donnine ignude, centauri con la parte equina gonfiabile, supereroi e quant'altro, passeggiare per le strade, da soli o a piccoli gruppetti di due, tre persone, nella completa indifferenza dei passanti. Dopotutto siamo nella città che è attaccata ogni 3 x 2 da alieni e godzilli vari. Se qualcuno va in giro così, deve essere una cosa normale. La scena più buffa, che non ho potuto fotografare, è stata quella di un ufficiale della federazione che discuteva con una pattuglia della polizia. D'altronde, Pichard de noantri, se mi parcheggi l'Enterpise in divieto di sosta, quelli te la portano via...
E comunque, da nerd, i vincitori per me sono loro...
ma soprattutto LUI!
bacini, coccole e biscottini a gogò. si può stare al gioco, sì...
Raccontare New York non è un'impresa semplice.
Vale la frase:"non si può descrivere, bisogna viverla".
Anche se si tratta di solo sei giorni.
Ma proviamoci lo stesso.
Alloggio. Gli alloggi in una zona "comoda" di Manhattan sono in genere molto costosi.
Negli Stati Uniti in genere sono costosi, a Manhattan di più.
Non esiste il concetto di pensioncina dignitosa. le cifre che ho trovato io vanno dai 200 $ a notte per qualcosa simile a un due stelle, quasi tre, fino a 450 $ dollari a notte. Ho rischiato il tutto per tutto e ho trovato un ostello a Chelsea per 85 $ a notte, camera singola con bagno e colazione inclusa (cosa assolutamente non banale). Bisogna considerare che per cifre così, in genere, negli Stati Uniti si rischia di trovare posto in puzzolenti motel (quelli che si vedono nei film), con cadaveri in putrefazione, retate della polizia e quant'altro. Invece, mi è andata bene. Il quartiere è bellissimo, di fronte alla mia finestra un distretto di polizia (quindi tranquillità assoluta), la camera era di uno squallido tipicamente folkloristico, un po'sgarrupata, ma pulita e senza "bedbugs". Se andate in gruppo, comunque, meglio affittare un appartamentino.
La posizione di Chelsea è strategica. Da lì è facilmente raggiungibile quasi ogni punto di interesse di New York, anche a piedi (ma non lasciatevi ingannare da questa affermazione), quali Canal street e l'Historical District, oppure Broadway (e quindi, a seconda del senso di marcia, o Times Square o Union Square, che tanto vanno viste tutte due), la 5 avenue e l'Empire, Madison etc etc.

Una strada di Chelsea
Intendiamoci. A piedi, vuol dire camminare tanto. Gli isolati, o Blocks, sono lunghi intorno ai 500, 700 metri, e per raggiungere l'Empire State Building bisogna attraversarne parecchi, in più, la mole dei grattacieli falsa la percezione delle distanze. Ma lo spettacolo della gente è fantastico. I Newyorkesi sono fighetti, solitamente gentili (ma non tanto quelli che gestiscono i vari empori), dalla battuta pronta. La gente è senza dubbio l'attrazione principale della città. Da come si vestono, parlano e si muovono, si può intuire il loro stato sociale. Il predicatore che arringa (o ci prova) la folla, il gruppetto di buddisti che canta, il poliziotto oversize con ciambella, quello piazzato e muscoloso (tutti con giubbetto antiproiettile sottocamiciale) ma che camminano male entrambi, forse per i troppi km macinati a piedi, la modella, lo yuppie, il barbone con il carrello pieno di cianfrusaglie, gli uomini sandwich e gli uomini "paletta" che indicano questo o quell'altro locale. Tutti insieme appassionatamente, di corsa. Siamo in una delle città più cosmopolite del mondo. Qui ci sono tutti i colori del mondo e, senza retorica, è bellissimo.
Poi ci sono le luci di Times Square, lo spettacolo incredibile dell'Empire State Building al tramonto,
i parchi (Central Park è una foresta stretta e lunghissima, ma NY è piena di verde, solitamente ben tenuto) che si aprono all'improvviso, non cedendo un solo passo alla cementificazione; i giocatori di scacchi a Union Square, la bellezza surreale dell' High Line, un percorso della vecchia metropolitana sopralevata che è stata trasformata in parco attrezzato, e che percorsa a piedi, ti fa fare un bel po' di strada a piedi, in poco tempo.
Times Square
Ci sono i tombini che fumano, le cisterne dell'acqua e le vecchie insegne commerciali o pubblicitarie dipinte sulle facciate a mattoni, le scale d'emergenza e i bancomat, colonnine quasi buttate a caso per strada o all'interno dei negozi.
Cisterne e insegne everywhere...
New York è abbastanza cara. O forse non mi sono saputo regolare. i prezzi in genere sono al netto delle tasse. Quindi se acquistate qualcosa che costa tredici dollari, non stupitevi se alla cassa ve ne chiedono fino quindici. Una birra piccola può costare anche 6 dollari, un pacchetto di sigarette dai 13 ai 15 dollari (la stessa marca, non essendoci monopolio, può avere prezzi differenti, a seconda da dove lo comprate), i centesimi sono una maledizione.
Non hanno il valore inciso in cifra, ma in lettere. Quindi dovrete leggere e fare la somma, anziché vedere immediatamente il valore della moneta. Esistono solo i one cents, five cents, i dime (10 cent), i quarter dollar (25 cent). Presto vi riempirete le tasche di centesimi e pagare con quelli, se non siete abituati, diventerà un'impresa.
Le cose da fare a NY sono praticamente tutte quelle che vi vengono in mente. Però non siete stati nella Grande Mela se: non avete preso almeno una volta la metropolitana; non avete fermato con la mano un taxi (credo che l'80 % del traffico di NY sia composto da taxi); non avete camminato per strada con un enorme bicchierone di caffè bollente (lo scrivono sui bicchieri, che brucia); non avete mangiato un bagel, un pretzel, i pancakes con lo sciroppo d'acero ma, soprattutto, se non prendete un hot dog da uno degli innumerevoli chioschetti che trovate per strada.
E qui veniamo al sodo: come si mangia a New York? Innanzitutto, siate curiosi. Lasciate perdere le vostre abitudini. Non incappate nel tranello dell'insegna "caffè espresso", anche se in un ristorante italiano. Farà schifo comunque. Prendete il caffè americano, vi stupirete nel trovarlo gradevole (e comunque costoso). Per inciso, almeno per quanto successo a me, caffè e mangiare non sono un'impresa da poco. Il cibo italiano costa tantissimo (ma non siamo a NY per quello), i ristoranti variano in termini di prezzi da mediamente a molto costosi. Tuttavia ci sono tanti Deli (indiani) e tanti posticini più o meno accettabili in termini di qualità e prezzi. Nella maggior parte dei casi, la vostra portata ve la "costruirete": ad esempio, scegliete un burrito con carne affumicata. Ora, in Europa, nella maggior parte dei casi, la storia finirebbe lì. Invece no. Il tipo prende il burrito, ci mette la carne, la salsa, i pomodori e poi si incomincia con lo stillicidio. "Ci vuoi il riso?""Quale riso?","E le cipolle?""Quali cipolle?" e via dicendo. Ed ecco che il vostro burrito, alla fine, peserà sui 500/600 grammi. Stessa cosa il caffè. Inanzitutto:"Small, Medium o Large?","latte?","Caramello?" etc etc... Il Pacake. "Classico?", "No, lo prendo col formaggio"."Choose one" indicando un bancone di circa una decina di metri, con tutte le tipologie di formaggi spalmabili esistenti, credo, al mondo. Anche le catene, tipo Mc Donald o Burger King (meglio), riservano sorprese, presentando panini o menù a noi sconosciuti. Infine, scoprirete senza dubbio un qualche diner o localino abbastanza tipico e dal buon rapporto prezzo/qualità. Nell'insieme, non si mangia male. Ma non pretendete che il fegato, dopo, vi sia ancora amico. A meno che non siate nella condizione di poter fare la spesa e cucinarvi da soli (ma dove lo trovate il tempo, a New York?).
Cosa vedere a New York? Beh... io, da appassionato, sono andato a vedere l'Intrepid, una portaerei adibita a museo, che ha adirittura un padiglione con uno Space Shuttle.
La USS INTREPID
Poi sono andato al Guggenheim. Avevo un conto in sospeso con lui. Quando studiavo Architettura, fui bocciato all'esame di Storia II anche a causa di una "panchina" in muratura non presente sulle planimetrie che avevo a disposizione. DOVEVO andare a ringraziare personalmente quella "panchina".
Il Guggenheim
Poi ho trovato il Flatiron Building che, da quando l'ho visto disegnato in una storia di Paperino, ho sempre desiderato vedere dal vivo.
Flatiron Building
Ma ho avuto un asso nella manica.
Stacey Lee (a dispetto del secondo nome, di orgini italiane).
Che mi ha fatto vedere come New York sia composta da tante zone differenti tra loro, eppure così simili.
Siamo partiti alla ricerca dei Five Pointz, nel Queens, in un distretto industriale non proprio messo benissimo, dove c'è questo magazzino completamente ricoperto da graffiti realizzati da autori provenienti un po' da ogni parte del mondo. Una sorta di museo a cielo aperto, in una zona dove fare graffiti era permesso. L'amministrazione Bloomberg voleva demolirlo, speriamo che con la nuova giunta, ciò non avvenga.
Fivepointz
Nei dintorni, ho scoperto uno dei posti dove vanno a dormire i taxi gialli di New York. Uno spettacolo unico. Poi siamo andati, passando sotto il Queensboro Bridge, fino al Socrates Sculpture Park. Un parco dove ci sono sculture realizzate utilizzando vecchi pezzi dei vari ponti, vengono fatti workshop di scultura e sulle cui rive si possono vedere delle bitte utilizzate durante la guerra di indipendenza. Il parco ha una storia interessante, persino romantica, che però, essendomi dilungato troppo, non riassumerò. Dopo una cena in un ristorante francese a Brooklyn, non quella proprio vicina al ponte, ma quella calma degli isolati a due, tre piani al massimo, abbiamo attraversato l'omonimo ponte, arrivando ai grattacieloni della lower Manhattan. Grossomodo nella zona dove c'erano le torri gemelle. Il tutto è durato due tragitti in metro, e dodici km di passeggiata.
Infine, mi ha indirizzato verso l'High Line, dalla parte opposta, consigliandomi di percorlerla verso l'historical district. E qui, dopo aver visto un'altra zona di New York, anch'essa diversa, dalla movida anche di un certo livello, la stanchezza ha avuto il sopravvento.
Ma quel solo giorno è stato più istruttivo di tutti gli altri.
Comunque, considerate che a New York, i musei non mancano. affianco al Central Park, solo per dirne una, c'è il Museum Mile. E i musei federali il venerdì sono gratuiti (shutdown a parte, ma mi è sembrato che fossero tutti aperti). Per quelle considerate le attrazioni principali, c'è anche un biglietto all inclusive. Ma fidatevi. Vi basterà gironzolare con naso all'insù in una qualsiasi strada, per scoprire qualcosa.
Insomma, io vi avevo avvisato. Non è facile essere sintetici e provare a descrivere New York.
Adesso non so se mi manca di più la calma e la tranquillità, l'efficienza e la bellezza di Dresda (ma questa è un'altra storia), o il casino di Broadway e i giocatori di scacchi a Union Square.
Una cosa è certa. Nel tragitto da Chelsea al JFK, un certo magone è venuto.
La carta di credito, invece, è ancora lì che ringrazia il cielo.
Io desidero ringraziare, invece, la
Fondazione Ferragamo, nella persona di Francesca Piani, e
Symmaceo Communications, in quella di Andrea Plazzi per avermi permesso di vivere un'avventura bellissima.
Dal blog di Michele Ginevra, un post interessantissimo!
LE COSE CHE DEVONO ESSERCI
- La data di stipula
- Il nome dell'autore
- Il nome e la ragione sociale dell'editore
- Il titolo e la descrizione dell'opera
- Descrizione apporto creativo dell'autore
- Dichiarazione di responsabilità della paternità dell'opera
- Il tipo di pubblicazione prevista
- Periodicità e tiratura
- Tempi e modalità di consegna
- Attribuzione proprietà originali e materiale preparatorio
- Luogo/nazione di pubblicazione
- Compenso e modalità di erogazione per la pubblicazione
- Eventuali ristampe e compensi previsti
- Altri possibili sfruttamenti, quali traduzioni all'estero, pubblicazione su altri supporti etc.
- Compensi e modalità di erogazione per gli altri utilizzi
- In caso di più autori, modalità di collaborazione e percentuali di ripartizione compensi e diritti
- In caso di creazione di serie, modalità di intervento sugli apporti creativi degli altri autori
- In caso di collaborazione a serie create da altri, modalità di intervento sul proprio apporto creativo
- In ogni caso, modalità di intervento dell'editore sull'opera
- Durata del contratto e modalità di modifica e rinnovo
LE COSE CHE NON DEVONO ESSERCI
- La rinuncia alla paternità dell'opera
- La possibilità da parte dell'editore di modificare l'opera senza una preventiva intesa
- La cessione di tutti i diritti per sempre (a meno di super compensi a cui non si può dire no...)
- L'assenza di una data o della durata del contratto
- L'assenza di un compenso o di altro bene/valore morale approvato dall'autore.
- La cessione gratuita degli originali
- La menzione incerta o assente dei diritti ceduti
- La ripartizione ingiusta di compensi e diritti tra co-autori
- Il pagamento delle spese di edizione parziale o totale da parte dell'autore
- L'obbligo da parte dell'autore di acquistare parte della tiratura o le copie invendute (che invece possono essere diritti da esercitare e concordare)
- La possibilità di subire riduzioni del compenso vessatorie in caso di ritardo nelle consegne, o peggio di dover pagare multe
- La mancata comunicazione delle copie vendute
- La mancata comunicazione di iniziative di promozione dell'opera
- L'incarico di proseguire l'opera attribuito ad altri autori, senza previa e congrua intesa
- L'accettazione di modalità di lavoro e consegna pesanti o umilianti
- L'imposizione di riprodurre opere altrui, senza il consenso degli aventi diritto
Sull'argomento vi consiglio di tenere d'occhio il blog di Claudio Stassi
Anteprima
10 Oct 2009 11:18 AM (16 years ago)


E' da tantissimo che non aggiorno il blog; ne approfitto per segnalare che la statunitense Virus Comix pubblicherà nell'Aprile 2010, nel nr. 3 della collana antologica "Blockes Tomb of Horror" una selezione di storie sceneggiate da Enrico Teodorani o realizzate da autori a lui vicini. Tra queste storie vi sarà anche "Frankenstein contro i morti viventi", sceneggiata da Francesca Paolucci e da me disegnata.
Keep in touch!
ATTENZIONE:
Come segnalato da Francesca, la storia verrà pubblicata sul n.4 di "Blockes Tomb of Horror" e non più sul n.3
Ciao Fonz
6 Jan 2009 10:25 AM (16 years ago)

Un caro amico non c'è più. Marco Fonzoli.
Gli avevo fatto gli auguri per il compleanno il 17, tramite un sms. Un messaggino. Un gesto oggi normalissimo, ma che ora mi sembra qualcosa di impersonale, freddo e distaccato.
Lui mi rispose il giorno dopo, ringraziandomi di cuore e chiedendomi come era andata la cena. Una cena che avevo cercato di organizzare con Max per lui, per fargli gli auguri e per scambiarci quelli di Natale. Una cena richiesta più volte dal "Fonz". L'occasione del compleanno sembrava buona. Purtroppo Fonz era caduto giorni prima e si era fatto male. E come spesso gli succedeva, purtroppo, quando lui si faceva male non era mai una situazione banale. Eppure al telefono era il vecchio Fonz, prodigo di dettagli raccapriccianti sulle sue ferite ed interventi, e con quel tono quasi sornione di sempre. Mi aveva detto che l'aveva sfangata anche questa volta, che gli era andata bene. Il 22 dicembre sarebbe dovuto andare in ospedale, per un intervento. Lo salutai. Dispiaciuto per l'incidente, ma tutto sommato rinfrancato dalle sue assicurazioni. Ovviamente la cena andò a farsi benedire e risposi che avremmo rimandato a quando si sarebbe rimesso un pò.
Mi ricordo ancora le sue ultime parole, circa la barbosa fisioterapia che avrebbe dovuto fare.
Il 23 partii per le vacanze di Natale. Era da un anno che mancavo da casa, e quindi, preso dalla stanchezza e forse dall'egoismo, dalla voglia di cambiare aria, non l' ho più chiamato.
Ieri la notizia. Il "Fonz" non c'è più.
E ti accorgi di non sapere come, perchè, quando.
Un rapido giro tra i contatti comuni. Stessa cosa.
E quel che è peggio, ti accorgi che nessuno sa di preciso dove andare a salutarlo l'ultima volta.
E ti accorgi di non sapere se vuoi andarlo a salutare perche sai che a lui sicuramente farebbe piacere, o se è per mettere a posto la tua coscienza sporca. Sporca perchè non lo hai chiamato, sporca perchè qualche volta non gli hai dedicato l'attenzione che ti chiedeva, posta dopo i tuoi impegni, che adesso, onestamente, non ti sembrano un granchè.
E ti accorgi che adesso c'è un vuoto abbastanza grande.
Il Fonz era un grandissimo appassionato di fumetti. L'avevo conosciuto sicuramente in una mostra (o a Lucca o a Prato). Non riesco a ricordare neppure dove e quando.
La prima immagine nitida del Fonz che ho è quando me lo ritrovai tra gli allievi di un corso di Flash che tenevo a Firenze. Le domande che mi faceva, a volte talmente disarmanti, che mi facevano pensare che lui di quel programma sapesse più di quanto voleva far intendere (e invece era solo voglia di conoscenza, ero io che in realtà sgamuffavo parecchio).
Quel periodo cementò la nostra amicizia. Poi fu un susseguirsi di ritrovi al "punto blu" di Prato, per prenderlo e andare a questa cena o a quell'altro evento fumettistico, di momenti "Fonz Consiglia" tra me, Max e lui, sempre immortalati da una foto, e infinite e lunghissime pause caffè al bar di piazza del giglio durante LuccaComics.
E adesso?!? Già mi immagino la prossima Lucca... senza il tenace Fonz. Senza un "Fonz Consiglia". Le sere dal mio caro amico Max senza dover dire "porca puttana, devo rispondere alla mail del Fonz".
E il rimpianto di non avergli potuto dire che era un Amico.
Sono cose che diamo per scontato. il "tanto ci vediamo poi" è d'obbligo. E invece no. Eppure ho passato altre esperienze simili.
La vita è una puttana.
Ciao Marco.
il Fonz, il DiBe ed io. La foto è di Max
Questo, invece, è un montaggio con vari supereroi interpretati da Alex Ross...
Autore per il quale il Fonz aveva una particolare ammirazione.
Credo possa fargli piacere...

Molto prima di Guerre Stellari, Numero 5 e Wall-E vari, nel panorama del fumetto italiano esisteva un rappresentante del futuro, tale Tore Scoccia, che viaggiava nello spazio, accompagnato dal suo vecchio, scassatissimo robot campionario. Era uno dei personaggi che mi piacevano di più. Più di Topolino, al pari di Zorry Kid di Jacovitti e Mortadella e Filemone di Ibanez.Dedicato al suo creatore, Giorgio Rebuffi e ad un' epoca in cui anche i bambini avevano una vasta scelta di fumetti dedicati a loro, considerati adulti in crescita, e quindi capaci di decidere che cosa scegliere da leggere, e non consumatori ai quali dettare un brand.Grazie, Giorgio